Georges Sorel
Riflessioni sulla violenza
A cura di Fabio Martini e Alfonso Musci
Roma, Castelvecchi Editore, 2024, pp.344, euro 30,00
Amate da Gramsci, applaudite da Mussolini, sempre al centro di grandi equivoci e interpretazioni divergenti, le Riflessioni sulla violenza sono il capolavoro di Georges Sorel, pensatore eccentrico, irriducibile, e tuttavia influentissimo, che in una vita ricca di deviazioni ebbe l’unica coerenza di abbattersi come grandine sull’opinione comune. Un’opera capitale, spregiudicata e sconvolgente, che denuncia l’insorgere di un’inedita alleanza tra la borghesia – classe «vile» e «idiota» quanto la nobiltà settecentesca – e il socialismo «abusivo» dei partiti ufficiali. Il vero socialista non è colui che accetta il compromesso capitalista e addormenta il conflitto sociale, bensì chi cerca la catastrofe: la distruzione dello Stato nello sciopero generale, per ristabilire «costumi di libertà» che la borghesia non conosce più.
La violenza è per Sorel l’ineludibile atto di guerra che alimenta la speranza di una nuova era socialista, il solo farmaco in grado di curare insieme i mali della borghesia e del proletariato. Antidemocratico, rivoluzionario, disperato: quello di Sorel è un grido per il rovesciamento della società capitalista, che oggi, in tempi bui per la democrazia, risuona ancora più forte, inquietante, profetico.
L’autore. Georges Sorel, (Cherbourg, 1847 – Boulogne-sur-Seine, 1922), ingegnere e scrittore politico francese, figura controversa e anarchica, fu fautore del socialismo rivoluzionario prima e del nazionalismo interventista poi. Pioniere del gergo antipolitico e antidemocratico, fu un acuto interprete di Marx, che contribuì a divulgare in Francia, e proprio intorno al marxismo ebbe un intenso carteggio con Benedetto Croce, che introdusse la sua opera in Italia. È riconosciuto come il teorico del sindacalismo rivoluzionario. Riflessioni sulla violenza è considerato la summa del suo pensiero. (Red)