Ritorno in via Krochmalna

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02.08.25 - Ritorno in via Krochmalna

Isaac Bashevis Singer
Ritorno in via Krochmalna
Traduzione di Katia Bagnoli
Milano, Adelphi, 2025, pp. 215, euro 19,00

02.08.25 – Lo yiddish gangster novel non l’ha inventato Isaac Singer: esisteva sin dall’inizio del Novecento. Ma è stato lui a farlo rivivere in un momento in cui, dopo la Shoah, sembrava immorale mostrare come anche tra gli ebrei ci fossero prostitute, magnaccia, criminali e truffatori.

Tant’è che Ritorno in via Krochmalna, il primo dei suoi tre «romanzi di gangster», è apparso in inglese soltanto dopo la morte dell’autore, e i due successivi, Max e Flora e Keyla la Rossa, sono stati pubblicati solo di recente.

Ritorno in via Krochmalna, però, è più esplicito, più erotico, più crudo: se il Max di Max e Flora giunge in Europa insieme a una moglie molto amata, alla quale, sia pur tradendola, rimane in qualche modo fedele sino alla morte, il Max protagonista di queste pagine lascia la sua in Argentina e sbarca a Varsavia, nel quartiere dov’è cresciuto – dopo aver fatto tappa a Londra, Parigi e Berlino –, con molti soldi in tasca e un unico obiettivo: vincere l’impotenza che lo affligge e portarsi a letto una donna.

Ma il nostro Max è anche lui un «ciarlatano», un bugiardo impenitente, un pasticcione velleitario, che pare condannato a una sorte beffarda: fare di tutto per precipitare verso la catastrofe. Una catastrofe, drammatica e derisoria a un tempo, che lui stesso ha apparecchiato, moltiplicando gli intrighi amorosi e sessuali e imbastendo torbidi affari con più o meno loschi trafficanti. «Be’, non importa,» finirà per dirsi quando non vedrà più vie d’uscita «sono perduto, perduto. Non sfuggirò al mio destino».

L’autore. Isaac Bashevis Singer (1902 – 1991) è stato uno scrittore ebreo-polacco di lingua jiddish, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Di ascendenza rabbinica, trascorse l’infanzia nel quartiere popolare di Varsavia dove il padre aveva il suo «Beth Din» (tribunale religioso ebraico): l’esperienza di questo ambiente osservante e avventuroso, domestico e insieme sacrale (rievocato nel libro di ricordi Alla corte di mio padre, 1966), così come gli studi nel seminario rabbinico di Varsavia, furono determinanti per la sua personalità di scrittore, rivelatasi dopo che, nel 1935, si trasferì a New York. Il suo primo romanzo, Satana a Goray (1935), ritrae la tentazione messianica, ossia il sogno mistico-erotico e perverso di cooperare all’infrazione della legge, per accelerare il trionfo del male che deve precedere la redenzione totale: è la metafora della seduzione dell’indistinto e dell’informe, sulla quale Singer ritornerà spesso, per interpretare il mondo moderno disgregato in una molteplicità centrifuga e caotica. (Red.)

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