Andrea Moro
Parlo dunque sono
Milano, Adelphi, 2024, pp. 174, euro 14,00
Consapevole di quanto sia ardua ogni ricerca che si proponga di sviscerare la natura del linguaggio, Andrea Moro ha allestito un personale «album di foto» di pensatori occidentali che ne hanno indagato le mille sfaccettature – da Platone e Aristotele a Noam Chomsky, passando per Dante, Cartesio e Ferdinand de Saussure –, nel tentativo di comprendere con il loro aiuto quali siano le sue «proprietà specifiche» e per quale ragione le frasi stiano soltanto in noi, «come i teoremi e le sinfonie».
Non solo. Se il linguaggio è espressione della nostra struttura biologica, dovremo allora capovolgere il prologo giovanneo e affermare che «la carne si è fatta logos». E ogni riflessione su di esso ci svelerà in definitiva qualcosa di più su di noi, perché «noi siamo parte del dato».
L’autore. Andrea Moro (1962, Pavia) è professore ordinario di Linguistica generale presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia. Studia la teoria della sintassi delle lingue umane e i fondamenti neurobiologici del linguaggio. Dottore di ricerca in linguistica, borsista Fulbright negli Stati Uniti, si è diplomato in sintassi comparata all’università di Ginevra ed è stato varie volte “visiting scientist” al MIT e alla Harvard University. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali tra le quali Nature Neuroscience, Nature Human Behaviour, Trends in Cognitive Sciences, Linguistic Inquiry e i Proceedings of the National Academy of Science. Tra i suoi libri, tradotti in diverse lingue: The raising of predicates (1997), Dynamic Antisymmetry (2000), I confini di Babele (2006), Breve storia del verbo “essere” (2010), Parlo dunque sono (2012) e Le lingue impossibili (2017), La razza e la lingua. Sei lezioni contro il razzismo (2019). Ha scritto anche un romanzo, Il segreto di Pietramala (2018). (Red.)