Nuovi percorsi di tutela ambientale dallo studio dei pollini antichi

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La lunga storia dell'uomo nel Mediterraneo: interazioni con l'ambiente da bassa influenza (verde) ad alto impatto (rosso) (credit: nature.com)

02.05.25 – I pollini offrono tracce del passato per capire come si sono evoluti biodiversità ed ecosistemi ed elaborare nuove strategie di tutela ambientale. Nasce così la “Precision Land Knowledge of the Past”, un nuovo approccio integrato per elaborare diagnosi ambientali e interventi su misura, ispirato alla medicina di precisione. Introdotto il concetto di Pro-Antropocene, ovvero il lungo periodo che ha preceduto l’attuale e ha predisposto alla condizione odierna dove l’impatto umano è dominante.

La nuova forma di tutela dell’ambiente, ovvero la Precision Land Knowledge of the Past (PLKP) è il frutto del lavoro i ricerca condotto da un gruppo di studiosi guidato da Anna Maria Mercuri e Assunta Florenzano dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Andrea Zerboni dell’Università degli Studi di Milano. Lo studio è stato ha pubblicato in Scientific Reports.

Il nuovo approccio parte dallo studio approfondito della storia ecologica di un territorio basata sulla ricostruzione delle trasformazioni ambientali partendo dalla preistoria per progettare interventi di conservazione realizzati su misura per ogni specifico territorio, proprio come avviene nella medicina di precisione che predispone cure su misura per ogni paziente.

Un parallelismo sorprendente: ambiente e salute. L’idea alla base della PLKP è semplice: ogni ambiente ha una “storia clinica” unica che va ricostruita nei dettagli per capirne la genesi, le fragilità e intervenire in modo efficace. Proprio come un medico analizza il passato di un paziente per curarlo al meglio, gli scienziati ambientali devono considerare millenni di interazioni tra uomo e natura per proteggere la biodiversità oggi.

Una ricchezza nascosta nel polline. «Lo studio – spiegano Mercuri e Florenzano dell’Università di Modena e Reggio Emilia – si è basato su un’analisi dettagliata di oltre 1.200 spettri pollinici provenienti da siti archeologici in tutta Italia». I ricercatori hanno così dimostrato che, nonostante la lunga influenza dell’uomo sull’ambiente, ogni luogo mantiene una propria unicità biologica. Le due ricercatrici aggiungono: «Queste tracce del passato sono fondamentali per capire come i paesaggi si siano evoluti e per scegliere soluzioni sostenibili e specifiche per ciascun contesto».

Nello studio, pertanto, viene anche introdotto il concetto di Pro-Antropocene, che meglio di altri descrive il lungo periodo che ha preceduto l’attuale e ha predisposto alla condizione odierna dove l’impatto umano è dominante. Comprendere questo percorso aiuta a decifrare le radici profonde delle “malattie ambientali” di oggi – come la perdita di suolo, la deforestazione e il declino della biodiversità.

Un protocollo interdisciplinare. «La PLKP è più di una teoria. È un metodo operativo che integra archeologia, paleobotanica, geomorfologia, analisi dei pollini e conoscenze locali per elaborare diagnosi ambientali e interventi su misura. L’obiettivo è prevenire interventi inefficaci e promuovere un rapporto più empatico tra esseri umani e natura» sottolinea Zerboni dell’Università di Milano.

Questo approccio offre strumenti concreti per enti locali, parchi naturali e amministrazioni pubbliche, suggerendo che la conservazione efficace e duratura non può prescindere dalla conoscenza profonda del passato che ha modellato il presente. Al contempo, promuove una maggiore consapevolezza pubblica: prendersi cura dell’ambiente è come prendersi cura di se stessi.

La ricerca è stata sviluppata nell’ambito delle attività promosse dal Centro Nazionale di Biodiversità (NBFC – Spoke 3) finanziato dal PNRR. (Red.)

Vedi

www.unimi.it
www.unimore.it
doi.org/10.1038/s41598-025-97372-x
https://heos.it/category/ambiente/

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