David Ritz Finkelstein
Manifesto della Melanconia
Traduzione di Silvio Ferraresi
Con una Nota di Carlo Rovelli
Milano, Adelphi, 2024, pp. 160, euro 14,00
Dal momento in cui è apparsa nel 1514, la Melencolia I di Dürer è ascesa a icona di culto; un culto in cui ha giocato un ruolo essenziale la sua esasperante, quasi irriducibile condensazione simbolico – esoterica, oggetto di secolari speculazioni almeno fino a quando, nel 1923, Erwin Panofsky e Fritz Saxl ne hanno dato un’interpretazione in apparenza risolutiva. Meno noto ma altrettanto illuminante è il contributo di uno dei fisici più eterodossi del nostro tempo, David Finkelstein, il quale, prendendo le mosse dallo studio dei due grandi storici dell’arte, offre dell’incisione un’originale analisi che riconduce ogni elemento a specifici ambiti scientifici e ne sottolinea così un carattere radicalmente nuovo. Non solo. Se già per Panofsky e Saxl la Melencolia I non rappresentava più la semplice traduzione visiva di un’inclinazione umorale, Finkelstein compie un passaggio ulteriore: facendo coincidere la scoperta rinascimentale della prospettiva con quella generale sull’«aspetto prospettico» (ossia relativistico) della realtà, individua nella melanconia la disillusione dell’artista e dello scienziato che si sforzano invano di raggiungere «verità e bellezza assolute».
Al cuore di questo libro, dunque, c’è una vera, profonda messa in discussione degli idoli della scienza. Uno snodo su cui il fisico torna in modo mirato anche nel secondo scritto qui proposto, una breve ma acutissima meditazione dove Einstein e la meccanica quantistica vengono rilette per approdare alle più ardite implicazioni conoscitive della scuola buddhista. Mostrando così come in fisica le «relazioni» tra gli oggetti contino più delle loro «proprietà»; e come non esistano teorie totalizzanti né, men che meno, conclusive.
L’autore. David Ritz Finkelstein (Usa, 1929-2016) è stato professore emerito di fisica al Georgia Institute of Technology. La maggior parte del lavoro di Finkelstein è diretto verso una teoria quantistica della struttura dello spazio-tempo. Finkelstein sviluppò una teoria filosofica della “relatività universale” che pensava potesse aiutare a far progredire la fisica. Per Finkelstein il principio buddista secondo cui tutto è vuoto è inteso da alcuni come il principio secondo cui tutto è relativo. Questo principio di relatività universale è più ampio, sebbene meno strutturato, del principio di relatività generale di Einstein, che ammette ancora molti assoluti. Un argomento filosofico per una relatività universale potrebbe essere una guida utile per la fisica del futuro. (Red.)