Il popolo è immortale

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Una testimonianza storica di inestimabile valore, che ci consegna la memoria di un'epoca buia.
Il popolo è immortale

Vasilij Grossman
Il popolo è immortale
Traduzione di Claudia Zonghetti
A cura di Robert Chandler, Julija Volochova
Milano, Adelphi, 2024, pp. 285, euro 20,00

Il primo libro mai scritto sull’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Quello che ci racconta Vasilij Grossman è la guerra, con la sua brutalità che distrugge ogni cosa.

Agosto 1941. Sergej Bogarëv, un uomo che ha dedicato la sua vita all’insegnamento del marxismo, si ritrova in un inferno di fuoco. La sua patria è sotto attacco e la sua vecchia vita è stata spazzata via. Diventato commissario politico di un battaglione in ritirata, Bogarëv combatte contro l’invasione nazista in una guerra che non ha precedenti nella storia. Come lui, i suoi compagni sono uomini comuni che si trasformano in eroi silenziosi e sono costretti a fare i conti con l’orrore della guerra. Il coraggio si mescola alla paura, la speranza alla disperazione. Le pagine dell’ultimo romanzo di Grossman vibrano di una dolente umanità, raccontando le storie di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragedia del conflitto. “Il popolo è immortale” è un libro potente, il primo mai scritto sull’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Una testimonianza storica di inestimabile valore, che ci consegna la memoria di un’epoca buia e ci invita a non dimenticare gli orrori del passato.

L’autore. Vasilij Semënovic Grossman ( 1905, Berdyčiv, Ucraina – 1964, Mosca) è stato un giornalista e scrittore sovietico di origine ebraica. Diventò ingegnere e dopo essere cresciuto a Ginevra e aver studiato a Kiev, all’epoca dei piani quinquennali credette talmente nella costruzione dell’ “uomo nuovo” da abbandonare i cantieri minerari del Donbass, dove lavorava, per mettersi a raccontare l’epopea dell’Unione Sovietica. Fu corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito “Stella rossa” e seguì il fronte fino alla Germania. In quel periodo cominciò a comporre una grande opera sulla guerra, incentrata sulla Battaglia di Stalingrado, e diede alle stampe “Il popolo è immortale” (1943), esaltazione dei sacrifici sofferti dai popoli dell’Unione Sovietica durante l’invasione tedesca del 1941. Tra il 1944 e il 1945 lavorò a un’opera che documentava i crimini di guerra nazisti nei territori sovietici contro gli ebrei (“Il libro nero”).
Dopo aver assistito alla campagna antisemita (fra il 1949 e il 1953) si trovò in dissidio con il regime e cadde in disgrazia.
Così la stesura finale della sua grande opera, Vita e Destino, venne sequestrata e non avrebbe mai visto la luce se qualcuno non avesse conservato e fatto pervenire clandestinamente una o due copie a Losanna, dove fu stampato nel 1980. (Red)

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