Massimo Cacciari
Icone della Legge
Milano, Adelphi, 2025, pp. 361, euro 34,00
22.08.25 – Mentre da ogni parte vengono a cadere – o per lo meno oscillano pericolosamente – i presupposti di ogni legge, il pensiero tende sempre più a concentrarsi, in ogni ambito, sulla Legge stessa. È questa una condizione al tempo stesso originaria e cronica del Moderno: qualcosa che sembra sempre succedere per l’ultima volta – e invece continua a succedere ogni giorno.
Massimo Cacciari ha posto al centro di questo libro tale situazione paradossale e sfuggente, all’interno della quale tuttora viviamo. E, all’interno del nostro secolo, ha isolato, negli ambiti più diversi – dalla riflessione matematica (Brouwer) a quella giuridica (Schmitt), dalla pratica letteraria (Kafka) a quella pittorica (Malevic, Mondrian, Klee), dal pensiero artistico (Florenskij sull’icona) a quello religioso (Rosenzweig) -, alcuni casi esemplari di quell’ostinato cozzare contro la stessa parola: Legge. Ma non si tratta qui di scoprire influenze nascoste o contatti. L’ambizione è ben più radicale: ogni volta si individuano sconcertanti isomorfismi fra gesti di pensiero che appartengono a regioni lontane. E così anche repliche e opposizioni trasversali.
Si comincerà dal contrasto irriducibile fra il Nomos di Carl Schmitt, legato a un territorio e radicato in esso, e la Legge di Franz Rosenzweig, che impone un perpetuo esodo ed esilio da tutto ciò che è ancorato a una terra. In quel contrasto si danno già i termini che risuoneranno poi in tutto il libro. Ma il centro non può che essere Kafka. E qui, sottoponendo a un’analisi serratissima i testi (e soprattutto l’impianto stesso del Processo e del Castello), Cacciari è riuscito in un’impresa davvero improbabile: dire qualcosa di nuovo su Kafka. Da questo centro si irraggiano le fila di altri capitoli, tesi ogni volta a mostrare di quali ordini, di quali straordinarie decisioni sia capace una condizione, come quella nostra, sottratta a ogni presenza e affermabilità della Legge.
Questo libro segna l’ingresso in una regione dai confini oscuri dove il principio del terzo escluso perde la sua sovranità e, in forme e opere, si delinea «l’idea di un universo come rete, composta da fibre infinite, innervata da una trama di rapporti impercettibilmente prossimi l’un l’altro, da nessuno intessuta, universale modello senza Creatore e senza Legislatore o Mente che lo regoli, ma organismo che opera secondo un ordine proprio, da nessuno impartito».
L’autore. Massimo Cacciari (1944, Venezia) si è laureato in filosofia a Padova ed è ordinario di Estetica all’Università della sua città. È stato deputato al Parlamento dal 1976 al 1983. Tra le sue opere più recenti si ricordano: Labirinto filosofico (Saletta dell’Uva 2015), Occidente senza utopie (Il Mulino 2016), Generare Dio (Il Mulino 2017), La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo (Einaudi 2019), Della cosa ultima (Adelphi 2019), Elogio del diritto (con Natalino Irti, La Nave di Teseo 2019), con Riccardo Muti Le sette parole di Cristo. Dialogo con Massimo Cacciari (Il Mulino 2020), Metafisica concreta (Adelphi, 2023), La Passione secondo Maria (Il Mulino, 2024). (Red)
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