Esplorando i fiordi della Groenlandia alla ricerca di idrogeno geologico

587
Groenlandia, il fiordo di Nanortalik (credit: GreenRoc)

Una spedizione scientifica dell’Università di Bologna partirà il 24 giugno verso la Groenlandia per cercare, in rocce antiche quasi due miliardi di anni, tracce della formazione e circolazione di idrogeno naturale. Vale a dire una possibile fonte di energia per le forme di vita primordiali, che potrebbe rivelarsi anche una nuova risorsa energetica pulita. La destinazione dei ricercatori è il piccolo villaggio di Nanortalik, il cui nome, in lingua inuit, significa “dove vanno gli orsi polari”: navigheranno tra i fiordi al largo delle sue coste per due settimane.

La missione si svolge nell’ambito del progetto DeepSeep, finanziato dal Consiglio Europeo delle Ricerche (ERC). È guidata da Alberto Vitale Brovarone professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Alma Mater ed è formata da quattro scienziati del DeepCarbon Lab dell’Università di Bologna, un ricercatore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR e uno dell’Università di Copenaghen.

«Nonostante l’idrogeno naturale emerga sempre più come una possibile fonte energetica pulita per il futuro, le conoscenze scientifiche sulla sua formazione e distribuzione sono ancora molto poche»,, spiega Vitale Brovarone. E subito aggiunge: «La Groenlandia potrebbe essere un luogo unico in cui investigare questi processi, proprio per l’età molto antica delle rocce che si trovano e per la loro composizione».

L’interesse per l’idrogeno geologico scaturisce da una nuova ipotesi sulla nascita della vita nel nostro pianeta: potrebbe infatti essere una fonte di energia per le forme di vita primordiali. E allo stesso tempo potrebbe rivelarsi una fonte energetica pulita, ancora da comprendere, per le attività umane.

Al riguardo, Brovarone, sottolinea: «Oggi pensiamo che la vita sulla Terra si sia sviluppata sfruttando l’energia del Sole e i molti ingredienti presenti in superficie. Ma gli stessi ingredienti si possono trovare all’interno della crosta terrestre. È quindi possibile che, sfruttando l’energia prodotta da semplici reazioni chimiche tra rocce profonde ed acqua, da cui si forma anche l’idrogeno, la vita si sia sviluppata prima all’interno della crosta terrestre e solo in seguito si sia trasferita ed evoluta in superficie».

Il progetto ERC Deep Seep punta a svelare la genesi dell’idrogeno naturale a grandi profondità, e quindi ad alta pressione, e degli idrocarburi leggeri abiotici (diversi dagli idrocarburi “fossili”, che sono di origine biologica-biotica), in particolare il metano, attraverso le interazioni tra rocce profonde e fluidi geologici nella crosta terrestre. L’obiettivo è trovare testimonianze di questi processi in lembi della storia geologica antica del pianeta, riportati in superficie dai movimenti tettonici, come nelle Alpi, in Groenlandia, Mongolia, o nel Nord America. (Red.)

Vedi
www.unibo.it

Suggerimenti