Neil Shubin
Costruire la vita
Quattro miliardi di anni dai fossili al DNA
Traduzione di Isabella C. Blum
Milano, Adelphi, 2024, pp. 296, euro 28,00
Quando nel 1986, durante una serie di lezioni sui “grandi enigmi dell’evoluzione”, vede proiettata una diapositiva in cui un pesce è collegato da una freccia a un anfibio primitivo, il paleontologo specializzando Neil Shubin resta folgorato come da un amore a prima vista. È l’innesco di una ricerca che lo porterà alla scoperta relativa al Tiktaalik roseae (l’inner fish, il “pesce che è in noi”) e poi all’analisi di tutte le transizioni anatomo-morfologiche più sofisticate, in primis proprio quella dai pesci agli ominidi bipedi.
Alla base di tale ricerca c’è un’illuminazione aforistica attinta da Lillian Hellman – “Ovviamente nulla comincia nel momento in cui pensi tu” -, ed elevata ad audace idea-guida: le innovazioni biologiche “non insorgono mai nel corso della grande transizione a cui sono associate”, ma “hanno antecedenti nel tempo profondo”.
Intrecciando piano storico e piano concettuale, Shubin riconduce le più recenti stazioni di questa messa a fuoco (dove paleontologia e biologia evolutiva vengono integrate da genetica e biologia dello sviluppo) ai tanti pionieri misconosciuti, visionari ed eterodossi, che le hanno anticipate, e chiarisce tutti gli snodi dialettici – a partire da quello tra “gradualismo” e “saltazionismo” nell’evoluzione – soggiacenti alla fantasmagoria di “assemblaggi” richiesti agli organismi per adattarsi a ogni ambiente. E non cessa, in questo libro spiazzante e densissimo, di alimentare una domanda cruciale, che investe il rapporto tra caso e necessità nella “scultura dei viventi”: se cioè la nostra esistenza sulla Terra sia (anche) un effetto accidentale o solo l’esito di un percorso inevitabile.
L’autore. Neil Shubin (1960, Filadelfia – Usa) paleontologo marino, insegna anatomia all’Università di Chicago, è direttore del Field Museum della stessa città e preside associato alla Columbia, Harvard e Berkeley. Oltre al ritrovamento di Tiktaalik nel 2004, nel 1986 fece un’altra straordinaria scoperta: il fossile di un dinosauro nano risalente a 200 milioni di anni fa. (Red)