Chiuso per noia

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22.09.25 - Chiuso per noia

Ennio Flaiano,
Chiuso per noia,
a cura di Anna Longoni
Milano, Adelphi, 2025, pp. 326, euro 16,00

22.09.25 – «Per anni ha scritto delle critiche sui giornali, senza cavarne altro che inimicizie ed errori tipografici» ha detto di sé Flaiano nel 1946. In realtà, dopo aver imparato il mestiere sul campo – tanto che, ricorda, circolava la frase «Questi giovani si fanno una cultura sui propri articoli» –, è stato, a partire dal 1939, un recensore cinematografico acuto e beffardo, pacato e intransigente, raffinatissimo dietro lo schermo della nonchalance, sempre ostile alle falsità e alle insulsaggini: a tutti quei film, insomma, che «presuppongono, di regola, un pubblico eccessivamente tardo di comprendonio» o che «rendono confortevole l’esistenza, allo stesso titolo dei treni rapidi, delle automobili, dei termosifoni».

A suscitare l’entusiasmo di chi, come lui, conosceva intimamente il lavoro di soggettista e sceneggiatore (basti pensare alla prodigiosa e tormentata collaborazione con Fellini), e andava al cinema per sgranchirsi «l’immaginazione e la visione morale del mondo», erano piuttosto film come Verso la vita di Renoir, Ombre rosse di Ford o Monsieur Verdoux di Chaplin, «in cui tutto porta il marchio così semplice e raro del genio». Non solo: in un paese dove è lecito essere anticonformisti solo «nel modo giusto, approvato», Flaiano ha saputo esserlo sino in fondo, come dimostra l’irresistibile giudizio riservato a Orson Welles: «i suoi personaggi appartengono a quella categoria che mangia il pollo con le mani non per maleducazione, ma per eccesso di carattere, per prepotenza di immaginazione e di volontà!».

L’autore. Ennio Flaiano (1910 – 1972) fu giornalista, critico teatrale e cinematografico (per il Mondo di Pannunzio, il Corriere della Sera, l’Europeo, L’Espresso, ecc.), oltre che sceneggiatore di alcuni fra i più importanti film del dopoguerra; fra l’altro collaborò con Federico Fellini a “I vitelloni”, “La dolce vita”, “Otto e mezzo”.
Moralista acre e tragico, scrisse opere narrative e prose varie percorse da un’originale vena satirica e da un vivo senso del grottesco, attraverso i quali vengono colti gli aspetti più paradossali della realtà contemporanea: Tempo di uccidere (1947, premio Strega), Una e una notte (1959), Il gioco e il massacro (1970), Le ombre bianche (1972), Autobiografia del blu di Prussia (postumo, 1974), Diario degli errori (postumo, 1977).
Toni analoghi hanno i suoi testi teatrali: “La guerra spiegata ai poveri” (1946), “La donna nell’armadio” (1958), “Un marziano a Roma” e altre farse (1971). Alla sua memoria, nel 1974, è stato dedicato il Premio Flaiano, certamente il concorso più importante per soggettisti e sceneggiatori del cinema. La manifestazione si svolge ogni anno nella sua città natale, Pescara, dove è stato eretto in suo onore un monumento. (Red.)

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