Edgar Wind
Arte e anarchia
Traduzione di J. Rodolfo Wilcock
Milano, Adelphi, 1997, 6ª ediz., pp. 230, euro 32,00
14.09.23 – L’arte e gli artisti sono considerati un pericolo, una minaccia per l’ordine nella Repubblica di Platone, e vengono sottoposti a censura. Al contrario, nei tempi in cui viviamo, la diffusione dell’arte cresce ogni giorno, la censura non può che sembrarci segno di arretratezza o di barbarie; dei pericoli dell’arte non si usa parlare, e certo di fronte a essa non si prova più quel «sacro timore» di cui scriveva Platone. Il rapporto fra queste due opposte concezioni è molto ambiguo: Edgar Wind – illustre studioso d’arte e anche sottile decifratore della storia del pensiero occidentale – lo ha scelto come tema di una serie di conferenze, arricchite da un prezioso apparato di note, che ormai sono da considerare come un testo classico del pensiero sull’arte.
Fin dall’inizio del libro l’autore ci fa intendere con ironia e discrezione che forse Platone sapeva meglio di noi che cos’è l’arte, e giustamente la temeva, perché i poteri dell’immaginazione sono quanto di più vicino, nell’uomo, a un fuoco trasformatore o distruttivo.
L’estrema leggerezza e tranquillità con cui oggi si guarda alle opere d’arte sarebbe piuttosto una conferma di quella «morte dell’arte» annunciata da Hegel. Per un destino beffardo, che Wind ci fa ripercorrere nelle sue tappe più importanti, l’arte occidentale è diventata autonoma e sovrana proprio nel momento in cui le è stato sottratto il suo vero potere. L’arte autonoma, coperta di inutili onori, si è venuta così a trovare in una zona ornamentale, marginale, della realtà, non essendole ormai riconosciuto di occuparne il temibile e fiammeggiante centro.
Alla fine di questa laboriosa ricerca controcorrente, il rapporto fra arte e anarchia ci apparirà in termini nuovi e piuttosto amari: l’arte, cacciata un tempo dalla Repubblica di Platone perché sovvertitrice dell’ordine, viene oggi allevata alla anarchia, ma, forse, accetterebbe di nuovo tutte le costrizioni pur di ritrovare la forza folle che è alla sua origine.
L’autore. Edgar Wind (1900-1971) è stato uno storico dell’arte interdisciplinare tedesco, specializzato nell’iconologia del Rinascimento. Wind era un membro della scuola di storici dell’arte di Warburg e fu il primo professore di storia dell’arte all’Università di Oxford. Dopo gli studî a Berlino, Friburgo, Vienna e Amburgo, insegnò filosofia nell’università del North Carolina (1925-27). Legato all’ambiente della biblioteca Warburg ad Amburgo, entrò poi a far parte del Warburg Institute a Londra. Trasferitosi negli USA (1942), insegnò in varie università; nel 1955 divenne titolare della prima cattedra di storia dell’arte istituita a Oxford. Gran parte dei suoi studî è incentrata sull’iconografia e sui rapporti tra filosofia e arte nel Rinascimento: Bellini’s feast of the gods (1948); Pagan mysteries in the Renaissance (1958; trad. it. 1971); Art and anarchy (1963; trad. it. 1968); Giorgione’s “Tempesta”: with comments on Giorgione’s poetic allegories (1969). Varî suoi scritti sono raccolti in The eloquence of symbols (1983; trad. it. 1992). (Red)