Per la prima volta è stato individuato del ghiaccio vicino all’equatore di Marte, una parte del pianeta dove si riteneva impossibile trovarlo. Il ghiaccio si estende in cima ai vulcani Tharsis, i più alti non solo di Marte ma del Sistema Solare. È stato osservato dall’ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) dell’ESA (Agenzia spaziale europea) , e successivamente sia da un altro strumento a bordo del TGO sia dal Mars Express dell’ESA.
TGO è arrivato su Marte nel 2016 e ha fotografato e mappato la superficie, l’atmosfera e l’acqua di Marte sin dall’inizio della sua missione scientifica completa nel 2018. Mars Express orbita attorno a Marte dal 2003 e ha trascorso due decenni esplorando la superficie, il sottosuolo, i minerali e i fenomeni di Marte.
Per gli scienziati la presenza del ghiaccio in queste zone di Marte suggerisce che ci sono processi eccezionali in gioco che consentono la formazione del gelo. Le macchie di brina sono presenti per alcune ore intorno all’alba prima di evaporare alla luce del sole. Nonostante siano sottili – probabilmente spessi solo un centesimo di millimetro (quanto un capello) – coprono una vasta area. La quantità di ghiaccio rappresenta circa 150.000 tonnellate di acqua che si scambiano ogni giorno tra la superficie e l’atmosfera durante le stagioni fredde, l’equivalente di circa 60 piscine olimpiche.
Un particolare microclima
La regione di Tharsis su Marte ospita numerosi vulcani, tra cui Olympus Mons e Tharsis Montes: Ascraeus , Pavonis e Arsia Mons. Molti di questi vulcani sono colossali e svettano sulle pianure circostanti ad altezze che vanno da una (Pavonis Mons) a tre (Olympus Mons) volte quella dell’Everest. Presentano caldere alle loro sommità, causate dallo svuotamento delle camere magmatiche durante le eruzioni passate. I ricercatori suggeriscono che l’aria circola in un modo particolare sopra Tharsis e questo crea un microclima unico all’interno delle caldere dei vulcani che consente la formazione di macchie di gelo.
Gli scienziati spiegano che “i venti risalgono i pendii delle montagne, portando aria relativamente umida dalla superficie fino ad altitudini più elevate, dove si condensa e si deposita sotto forma di brina. E Il gelo che si vede in cima ai vulcani di Marte sembra depositarsi soprattutto nelle regioni in ombra delle caldere, dove le temperature sono più fredde”.
La bassa pressione atmosferica di Marte crea una situazione insolita in cui le cime delle montagne del pianeta non sono solitamente più fredde delle sue pianure, ma sembra che l’aria umida che soffia sui pendii delle montagne possa ancora condensarsi in gelo, un fenomeno decisamente simile alla Terra.
Modellare il modo in cui si formano queste gelate consentirà agli scienziati di rivelare altri segreti di Marte, tra cui dove potrebbe trovarsi l’acqua in forma liquida e come si muoverebbe tra i serbatoi naturali del pianeta. Tali conoscenze sono essenziali per la futura esplorazione di Marte e per la ricerca di possibili segni di vita oltre la Terra. (Red.)
Vedi
www.esa.int